Secondo la 149° indagine congiunturale di Federmeccanica, l’ultimo trimestre del 2018 e l’inizio del 2019 hanno registrato, per l’industria metalmeccanica un rallentamento, sia come produzione che come quota rivolta ai mercati esteri. Restano positivi i dati relativi all’occupazione, anche se con un clima di fiducia in raffreddamento. Non esistono più figure generiche ma tutti devono avere competenze specifiche che provengano dal percorso di studi o dall’esperienza precedente.
I dati del comparto metalmeccanico a livello nazionale
Dopo un primo semestre con segno positivo, l’ultimo trimestre del 2018 ha segnato una calo dell’1%. In ogni caso, l’ultimo anno si è chiuso con una crescita media del 2,8%. Il trend negativo degli ultimi tre mesi è stato causato da una contrazione del mercato interno e delle esportazioni, soprattutto verso la comunità europea e in particolar modo la Germania, dove l’Italia distribuisce il 14% dei propri prodotti.
Secondo Federmeccanica le nuvole si addensano, in quanto rallenta la crescita mondiale e peggiora l’interscambio globale, anche in vista dell’accordo Cina-Usa che potrebbe avere un impatto sull’economia comunitaria. Inoltre, si sono ridotti gli investimenti per il 4.0, soprattutto per le grandi imprese, limitando l’allocazione di risorse finanziarie in macchine, attrezzature, mezzi di trasporto e nuove tecnologie.
Il metalmeccanico, l’alternanza scuola-lavoro e la formazione
Un altro punto focale, secondo Federmeccanica, è quello della riduzione delle ore di alternanza scuola-lavoro da 400 a 150 e il taglio delle risorse alle scuole. Così, secondo il 61% delle imprese, questo strumento non sarà più efficace per un settore che continua ad investire nella formazione e che ha inserito nel nuovo CCNL il diritto soggettivo alla formazione.
I programmi non riguardano più solo la formazione tecnica di base ma anche quella tecnologica avanzata (4.0), linguistica, trasversale e, come di prassi, quella dedicata alla sicurezza. La formazione non è più solo d’aula, ma anche on the job e in affiancamento a professionisti più senior. La finalità è quella di garantire una maggiore occupabilità nel tempo, ovvero la capacità di avere un lavoro anche in futuro.
I profili più ricercati nel 2019 e le caratteristiche
Manutentori e montatori sono le figure più richieste dal mercato e anche le loro competenze hanno subito un’evoluzione negli ultimi anni; devono saper leggere il disegno meccanico, conoscere le macchine utensili e il processo di lavorazione. E’ fondamentale, quindi, che abbiano svolto un percorso di studi specifico o maturato un’esperienza nel ruolo. Molti montatori, elettrici o meccanici, sono spesso anche trasfertisti e la lingua inglese è un must per poter essere autonomi sul territorio dove assemblano, collaudano e seguono il post-vendita per i clienti esteri.
Nuovi e sempre più presenti sono gli addetti ai controlli non distruttivi con patentino, che si occupano di verificare l’integrità del prodotto conformemente alle normative e ai requisiti per la certificazione. Grazie a “raggi x” e magnetoscopi controllano la qualità, ad esempio, delle saldature e dell’acciaio fisso.
Tra le figure 4.0 ci sono i programmatori PLC a bordo macchina e i progettisti che personalizzano le elaborazioni in base alle esigenze del cliente e comunicano con il responsabile della produzione per la fattibilità e la supervisione del progetto.
Le società di consulenza, che supportano le imprese produttive nell’evoluzione tecnologica 4.0, ricercano, inoltre programmatori, sviluppatori e operatori helpdesk.
Altra fascia molto ambita è quella degli ingegneri meccanici per la verifica dei dati e l’ottimizzazione dei processi, inclusi il coordinamento delle mansioni e dell’ufficio acquisti per i materiali specifici, e ingegneri gestionali per il coordinamento dei magazzinieri, della logistica e come interfaccia con il direttore di stabilimento.
Anche le mansioni più tradizionali, come il magazziniere e gli addetti alle lavorazioni meccaniche, si stanno evolvendo per rispondere allo sviluppo tecnologico che impone l’uso del computer e, in molti casi, la conoscenza base della lingua inglese, per la lettura delle istruzioni.
Tra i profili ricorrenti troviamo anche tutte le figure commerciali che aprono e gestiscono nuovi mercati e che si occupano dell’export a livello globale.
Parlando di soft-skill, le aziende preferiscono assumere persone dinamiche, flessibili per quanto riguarda sia zona che orario e adattabili al cambiamento, vista la continua innovazione tecnologica che tocca questo segmento produttivo.
Sicuramente si può dire che c’è uno scostamento molto marcato tra domanda e offerta e che le aziende lamentano una mancanza di competenze e di personale qualificato per ricoprire molte di queste mansioni.
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